venerdì 2 marzo 2012

strappi

Credo sia un po' come con un paio di pantaloni, sai Popi?

Mh? [solleva la testa dal giornale appoggiato al tavolo, nel quale era immerso nella lettura di un articolo sull'estinzione delle formiche a causa dell'effetto serra]

un paio di pantaloni. Hai presente quando si strappano sul cavallo?

Si, ho presente Pomi [si puntella sul gomito, pur senza chiudere il giornale, e assume un'aria vagamente interessata]

eh. Penso sia un po' quella cosa lì. O comunque, tutta una faccenda di rattoppi.

Di cosa stai parlando, Pomi?

[imperturbabile, continua] fai il primo strappo, e ricucire tutto non è un problema. Tanto più se è piccolo. Che poi è difficile che si faccia uno strappo grande dal nulla, no? Strap! O era un materiale di merda, diciamolo, o si vedeva che si aveva iniziato a strapparsi. E allora dagli che ricuci. Può essere una sfida, può impegnarti, ma non è impossibile. E insomma, non dovrebbe essere così complicato riparare uno strappo, no?

Pomi, ti ho riparato dodici paia di jeans strappati sul cavallo, e dopo un mese ciascuno hai dovuto buttare tutto perché gli strappi continuavano a riaprirsi.

Il problema è dopo, dopo lo strappone riparato. Non lo cancelli. Resta lì, bastardo. E tira per riaprirsi. È così difficile trovare bravi sarti, al giorno d'oggi

Grazie, sai

e allora se si riapre? Altro filo altra corsa, via un rattoppo sul rattoppo. E sembra comunque che non ci sia, se è fatto bene. C'è, ma non si vede. E chi se ne frega se l'essenziale è invisibile agli occhi. Questo non è essenziale. È invisibile comunque, ma non essenziale. E se si aprono altri strappi? Se [tono tragico] consumi [ritorno al tono concitato ma normale] la cosa fino a lacerarla il più parti, frammentarla?

Pomi, io continuo a non seguirti, sai

Avanti, avanti, rattoppi su strappi nuovi, rattoppi su rattoppi. Il tutto per non buttare via niente. Ecco! Posso dire che resisto perché non sono consumista! Promuovere una nuova dottrina di comportamento basata sull'ecologismo sentimentale, bella roba, no? Non butto via niente, ma cerco di arginare e riparare per evitare sprechi di relazioni! Comunque, non c'è problema, secondo me.

Splendido

Non c'è problema finché non finisce il filo che usi per riparare.

[Popi, che aveva riabbassato la testa sul giornale, sospira e ha un piccolo cedimento a livello dell'articolazione del gomito sinistro]

Allora là son cazzi. O ne trovi uno nuovo, ma non avrà mai la stessa identica tonalità di quello precedente -è sempre così, quando devi ricucire: hai quei venti centimetri scarsi di filo dello stesso identico colore dell'altra stoffa, ovviamente lo finisci a metà lavoro e non c'è merceria in cui riesci a reperire un nuovo rocchetto di quella tonalità- e allora il rattoppo si vede. O pensi a trovare una soluzione con il passare del tempo. E intanto lo strappo si allarga. Pensi che andrai a cercare il filo domani, e intanto i punti che avevi cucito saltano. Poi domani c'è la nonna che sta male. Il cane ha vomitato sul tappeto e il gatto sul tavolo. La pentola di uova bruciate da pulire. E ciao filo. Dopo un mese ritrovi il lavoro lasciato a metà e lo butti via. Che angoscia. [si siede con uno sbuffo sulla prima sedia] Escludendo la possibilità di avere a disposizione un ottimo sarto, posso dire di essere rassegnato a questa conclusione. A meno che non disponga di un rocchetto di filo rosso infinito. Ma non c'è niente di infinito! Esiste forse qualcosa di infinito, Popi?

La mia pazienza.

È poco funzionale alla questione. Che poi, se avessi un rocchetto infinito, finirei per trovarmi a costruire un qualcosa tutto di filo. E sarebbe filo mio, Pomi, capisci? Non saprebbe più qualcosa fatto assieme. Sarebbe solo mio! Riparazioni su riparazioni, strenui tentativi di non buttare via nulla.

Pomi, prendi un cioccolatino.

No, grazie Popi. Ho lo stomaco chiuso. [si alza ed esce dalla cucina]

o cucito? [urlando, senza rialzare la testa dal giornale]

[la replica di Pomi non è riportabile per questioni di registro linguistico non appropriato]