mercoledì 16 gennaio 2013

Ti amo, ma non a te.

Questo racconto è privo di riferimenti a cose, luoghi, persone eccetera eccetera, come tutti i miei racconti. 
Parlo piuttosto di cose miei, personali, e scusate il narcisismo. 



Margherita lo sa, lo sa da tanto, che negli appunti di Stefano non deve mettere il naso. Lo sa, ma lo fa lo stesso. La curiosità, dicono, è donna, e così è Margherita: donna, anche se da poco. Donna, e lo è diventata anche grazie a lui, grazie al suo Stefano. Stefano di qua, Stefano di là. Neanche Michelangelo, il fratello maggiore di Margherita, ne può più sentir parlare: Stefano è dappertutto. Ormai è un Margherita e Stefano perpetuo. E lei non riesce a lasciarlo un attimo che si sente già sola e lo chiama. “Amore mio”.

Ragazza bella, con gli occhi tristi, non cercare quello che non vuoi sapere, non guardare dove non vuoi vedere. Ragazza bella, con gli occhi tristi, non lo fare.

Un'agenda è aperta tra le sue mani; le parole le scivolano veloci sotto gli occhi, come l'inchiostro ha strisciato sulla carta, allora, -cos'è, quanti anni fa?-: Margherita sa bene cosa vuole trovare, così com'è certa che non ci sarà -non può essere-. La costringe a farlo una forma di masochismo psicotico, la obbliga a una ricerca di certezze nelle assenze -Margherita, non lo capisci che dipendi da tutto fuorché da te!-. Sa che non ci sarà, lo s... 

Ed è solo la seconda pagina: il freddo le invade la testa e cade nei polmoni, le invade il cuore, le congela lo stomaco. Solo una frase, primo pugno. Rialzati, Margherita; rialzati, non è niente. Lecca le ferite, veloce, e continua. Non fermarti. Cerca, scava, scandaglia i fondali delle tue paure. Ferisciti, colpisciti, fatti del male, devi sanguinare, Margherita!, e poi rialzati, più forte di prima. Scardina la paura, il sospetto, il dubbio.
Distruggili, come loro distruggono te.

I fogli girano, veloci: le frasi saltano: non c'è il soggetto che cerca, il verbo che vuole. Via, via, velocemente, senza perdere tempo. Avrai il momento per dolerti quando avrai trovato ciò che, lo sai, dai, non può esserci. Margherita indugia su un avverbio, si lascia incantare da un aggettivo, da un pensiero, una parola. Legge, ma poi ricomincia la corsa. Abbevera il cavallo, lo lascia riposare mentre lei controlla la pistola, poi via in sella, ricomincia la fuga dalla paura che la perseguita.

Ragazza bella, con gli occhi tristi, non cercare quello che non vuoi sapere, non guardare dove non vuoi vedere. Ragazza bella, con gli occhi tristi, non lo fare.

Ventisettesima pagina.
ti amo”
non è per lei.

Margherita continua a leggere
e
ogni
lettera
è
un
graffio
al
cuore
che la lacera nel profondo
e la brucia di ghiaccio.

L'inchiostro le annerisce i pensieri: sale attraverso gli occhi a oscurarle il cuore, le membra, l'anima. Sente freddo, sente il respiro che manca, sente i frantumi delle speranze e delle certezze che credeva di avere in mano, ora esplose, che la feriscono ovunque; la pelle sanguina, ma sanguina dentro, e fuori è così liscia, come può esserlo, così li
ti amo”
ti amo”
ti amo”
Cinque lettere, tre vocali, due consonanti, uno spazio: l'eco della sua gioia, della passione inarginabile che la travolge sempre si trasforma in un ululato selvaggio che la sbriciola, la strema, la lascia senza fiato mentre annega nella tristezza che risale: eccola, ritorna, era scemata, era sparita da tempo, era sconfitta, ma ora ritorna, ritorna e la soffoca, la distrugge, la corrode, le disperde i pensieri in un soffio di vento ghiacciato.

Ragazza triste, dagli occhi belli, non lo cercare, non lo trovare. Ragazza triste, dagli occhi belli, non lo fare.

Margherita è svuotata, è di sasso. Stefano, seduto al suo fianco, legge con lei, sordo allo stridere che la tortura, cieco al freddo che la divora.
Margherita soffoca, la nausea sale. Il suo corpo non le risponde: lei pensa, ricerca le forze e la ragione: “era anni fa, era anni fa, era anni fa, è finita, ci sono io, ama me, io amo lui, è finita, pensa ad adesso, ora, ora, io e lui, io e lui, io e lui”
ma non ce la fa, e il viso non riesce a reggere una maschera di piombo. Si contrae in una smorfia senza espressione, senza sangue a colorarla. Pallida, pallida; pallida come la tristezza che la perfora da ogni lato. Pallida come la nebbia di lacrime che sente dietro agli occhi. Pallida come la sua anima, che le pare così scialba.

Margherita è impietrita; fredda, dura, prosciugata. Disanimata.
Stefano, al suo fianco, legge e ricorda.

Margherita sente il suo amore, silenzioso, scivolare fuori dalla porta.
Si volta a guardarlo.
Il blocco di ghiaccio nel suo petto ha uno spasmo.
Amore mio”.


13 commenti:

  1. Ti senti preso dentro, sì, mi prende, mi prende...

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  2. Mi piace tanto.
    E un abbraccio a Margherita ... che siamo un po' tutte come lei ;)

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  3. bello...emozionante, pare di sentire le stesse sensazioni di margherita...cioè pare...le sentiamo tutte queste emozioni porca zozza!

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  4. Ciao, ho visto che ti sei unita alle mie follower, cosi sono venuta a curiosare e visto che mi sei piaciuta tanto mi sono unita anch'io alle tue follower.
    Sei molto brava, complimenti!!!!
    a presto ciao ciao

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  5. Ciao!
    E' la prima volta che passo da qui e il tuo racconto mi ha davvero colpita!
    Complimenti!

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  6. Oh... Mi piace!
    Mi sembra di essere seduta dietro a Margherita mentre sfoglia quelle pagine che bruciano...Brava!

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  7. Che bel racconto! Brava!
    Ti ho visto tra i miei follower e ho pensato di pensare. Molto carino il blog, complimenti davvero!

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  8. "non cercare quello che non vuoi sapere, non guardare dove non vuoi vedere" queste frasi valgono tutto il racconto, complimenti!!

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  9. Brividi. I tuoi racconti mi piacciono.

    Se ti va, passa sul mio blog. In fondo all'ultimo post c'è un invito aperto a tutti i blogger. Anche a te.

    Baci.

    LuciusDay

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  10. Bellissimo questo post, questo racconto. Mi hai regalato emozioni! Ti sei aggiunta tra i miei follower...e ora, dopo aver letto questo post, sono decisamente convinta di "ricambiare il favore" e di iniziare a seguirti anch'io!!

    Baci

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  11. E' proprio un bel racconto e purtroppo mi ci sono rispecchiata più volte. Spesso il desiderio di conoscere supera di gran lunga la paura di quello che potresti sapere. Io di solito preferisco non sapere. Quello che c'è di importante mi può essere detto a voce. Si rischia di fraintendere.
    Mi piace molto il tuo blog :)
    Se ti va, fai un salto anche sul mio :)

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