domenica 9 agosto 2015

Favole di ritorno

Popi?

Dimmi Pomi.

Mi racconti una storia?

Certo

Bella, però. Non come quella della volta scorsa

Va bene.
C'era una volta una principessina russa. Viveva con i suoi genitori nel centro della Siberia, in una zona brulla e desolata. Aveva appena compiuto vent'anni, ed era talmente bella che tutti i nobiluomini russi, giovani e non, volevano sposarla, e percorrevano chilometri e chilometri di tundra siberiana in slitta pur di poterle parlare almeno una volta.

Pensavano di innamorarsi parlandosi solo una volta?

È una favola, Pomi. 
Lei, però, non si innamorava mai. Aveva conosciuto principi, conti, nobili di ogni sorta, ma nessuno di loro le era piaciuto. Aveva anche dei gusti particolari, va detto.
Una sera, mentre la principessina passeggiava nel suo pezzo di tundra domestica, suo padre la chiamò per la cena. Lei non lo sapeva, ma quella sera era ospite un giovane principe decaduto, che a dirla tutta era arrivato per caso perché si era perso e, poiché era ormai sera e aveva fame, aveva cercato ospitalità presso la loro famiglia. 
Non appena la principessina entrò in sala da pranzo, il principe decaduto si innamorò di lei. E lei di lui. 

Senza neanche parlare?

Pomi, ma vuoi stare zitto?
I due passarono la cena scambiandosi sguardi amorosi. E passarono poi il dopocena a scambiarsi promesse amorose. Lui sarebbe partito il mattino dopo a cercare un testimone - in Siberia non è che ci siano tutti queste persone in giro - e sarebbe tornato per sposarla immediatamente. Lei acconsentì. Alle prime luci dell'alba lui salì sul suo cavallo traballante, le mandò languidamente un bacio e sparì all'orizzonte. 
Dopo qualche giorno, però, arrivò una lettera. Il principe decaduto aveva trovato una testimone, ma si era innamorato anche di lei. E, poiché lei aveva una sorella e un fratello disponibili, i testimoni erano diventati loro, e un altro matrimonio era stato celebrato. Alla nostra principessina si spezzò il cuore ma, per una strana logica, che in realtà le era propria, prese ad aspettare il di lui ritorno. La magia era stata troppa, pensava. Non può avermi dimenticata così. Tornerà.
Iniziò così a passare le sue giornate seduta su un masso della tundra, struggendosi nel ricordo e crogiolandosi nella speranza. Tornerà, pensava. È destino. 
Passavano i giorni. La principessina aveva ormai anche mal di schiena a forza di stare seduta sul sasso, ma non si arrendeva. Lo sguardo fisso all'orizzonte, non muoveva un muscolo. Versava qualche lacrima, anche più di qualcuna, ma non si muoveva da lì.

E poi?

Poi, dopo una settimana, una tigre siberiana di passaggio l'attaccò, le staccò la testa e si mangiò il resto. I genitori se ne accorsero dopo qualche giorno, e, poiché la notizia della morte della principessina ancora non si era sparsa e i pretendenti continuavano ad arrivare, fecero costruire una ferrovia per togliere loro almeno la fatica del viaggio di ritorno. Quella ferrovia c'è ancora, e si chiama Transiberiana. Un giorno dovremmo andare a vederla, sai Pomi?

Popi, questa storia fa più schifo delle altre.

Non mi sembra, sai Pomi? A me è piaciuta. 

1 commento:

  1. Capisco l'utilità della Transiberiana... il ritorno è sempre più faticoso ovunque ci si sia cacciati, ma sopratutto quando si torna dal regno della principessa sbranata dalla tigre...

    RispondiElimina